Tra il 12 e il 25 febbraio 2015 si è svolto da parte di una delegazione di San Paolo Solbrito, costituita dal Parroco, Don Luigino Trinchero, Giusto Zaia, membro dell’associazione “AMARE ONLUS” e promotore di iniziative di sostegno alle popolazioni etiopi, e dal Sindaco, Carlo Alberto Goria, un viaggio missionario in Etiopia. Scopo principale era l’inaugurazione di un pozzo di acqua potabile a Kebureleye, presso la città di Jijiga (Giggiga), nella Regione dei Somali. L’escavazione del pozzo è stata possibile grazie anche al contributo dei Cittadini di San Paolo Solbrito, che Giusto Zaia ha raccolto con pazienza e costanza in occasione di manifestazioni, fiere e spettacoli di beneficenza, nell’arco di tempo di un paio di anni.
Il pozzo, dedicato a tutti i Sanpaolosolbritesi deceduti in età giovanile, è stato inaugurato con una cerimonia solenne a cui hanno partecipato, oltre alla già citata delegazione del Comune, i maggiorenti locali, il Vescovo cattolico di Harar, Mons. Woldetensaè e naturalmente la popolazione locale, prevalentemente dedita alla pastorizia, che godrà del grande beneficio di fruire di acqua potabile per sé e per il numeroso e assetato bestiame.
Mons. Woldetensaé ha creato nella sua Diocesi un efficiente centro tecnico per la progettazione ed esecuzione di opere pubbliche per lo sviluppo economico e sociale del territorio.
Il centro diocesano di Harar, in collaborazione con “AMARE ONLUS”, oltre al pozzo di Kebureleye, ha realizzato nell’area compresa tra Harar e Jijiga molte altre opere, specialmente per l’approvvigionamento di acqua potabile. Si sono pertanto visitati altri tre importanti pozzi già da tempo in funzione. Tra questi quello realizzato in memoria di Guido Zaia, tragicamente scomparso nel 1999.
L’accoglienza della gente è stata ovunque entusiastica, segno della gratitudine per la realizzazione di queste opere, che vanno a beneficio della popolazione indipendentemente dal loro credo religioso. La regione è infatti abitata prevalentemente da somali di religione islamica. Ciononostante il Vescovo cattolico di Harar è ovunque popolarissimo e oggetto di stima e di autentica venerazione.
Nei giorni successivi la delegazione si è spostata a Kobbo, dove opera una missione delle Suore Orsoline di Gandino che da alcuni anni è in contatto con l’associazione “AMARE ONLUS” per un importante progetto di sviluppo agricolo e zootecnico.
Il complesso consta di una grande stalla, costruita col contributo finanziario di “AMARE ONLUS”, capace di ospitare più di 50 capi, prevalentemente vacche da latte.
Il grosso problema è quello del foraggio, che attualmente è scarso e di basso valore nutritivo, ragion per cui la quantità giornaliera di latte prodotto è esigua. Ci si è perciò assunto l’impegno di sviluppare un piano operativo per incrementare la produttività di latte, attraverso l’acquisizione di terreni idonei alla coltivazione di foraggi più sostanziosi, e tecniche di semina e irrigazione adeguate
Ma l’impegno maggiore delle Suore di Kobbo è nel campo dell’istruzione e della sanità.
La Missione ha infatti una scuola per l’infanzia e una scuola elementare dove, con grande dedizione da parte delle insegnanti, alcune centinaia di bambini vengono educati ed istruiti con ottimi risultati.
Vi è poi una clinica attrezzata soprattutto per seguire le donne locali durante la gestazione e il parto. La struttura sanitaria, compatibilmente con le poche risorse disponibili, rappresenta un importante passo avanti nella riduzione della mortalità infantile e puerperale, in Etiopia ancora a livelli elevati.
Unica concessione al turismo è stata la visita a Lalibela, piccola città dell’Etiopia settentrionale, inserita dall’UNESCO nella lista dei siti patrimonio dell’umanità e uno dei principali centri religiosi del Paese. In essa infatti si possono visitare ben undici chiese monolitiche del XIII secolo, interamente scavate nella roccia, e unite tra loro da gallerie sotterranee. La loro intera struttura, tanto esternamente che internamente è stata ricavata lavorando di scalpello il compatto tufo vulcanico che, in placche estesissime costituisce il sottosuolo della zona. Gli interni delle chiese monolitiche sono riccamente decorati da incisioni policrome e da pitture su tela raffiguranti Cristo, la Madonna, Angeli e Santi della tradizione abissina.
Il rientro nella Capitale, Addis Abeba, prima di prendere il volo per l’Italia, è stato caratterizzato da alcuni momenti significativi.
Il giorno 22 febbraio vi è stata la partecipazione, nella Cattedrale cattolica, alla Messa in onore dell’Arcivescovo di Addis Abeba, Berhaneyesus Demerew Souraphiel, elevato alla dignità cardinalizia da Papa Francesco, a Roma, pochi giorni prima. La Messa, celebrata in lingua ge’ez, l’antica lingua liturgica abissina, che sta all’attuale lingua amarica, come il latino sta all’italiano, e secondo il rito etiope, è durata ben quattro ore, ma la suggestiva solennità della funzione, la bellezza dei cori e la viva partecipazione dei fedeli ha fatto sì che il tempo passasse quasi senza accorgersene.
Don Luigino Trinchero ha avuto l’onore di concelebrare la Santa Messa insieme con il neo-Cardinale, i Vescovi di Etiopia e decine di sacerdoti locali.
Altro grande onore è stato, per la delegazione di San Paolo Solbrito, essere ricevuti, il giorno successivo, dal Nunzio Apostolico ad Addis Abeba, l’astigiano di Montemagno, Mons. Luigi Bianco, che si è intrattenuto con gli ospiti per circa un’ora e ha accettato di posare con loro per una fotografia-ricordo.
Infine, le Suore Orsoline di Gandino della Delegazione di Addis Abeba, presso le quali i tre Sanpaolosolbritesi sono stati accolti con premurosa e attenta ospitalità, hanno voluto mostrare il lavoro da esse svolto a beneficio della popolazione. Si tratta di un asilo infantile e una scuola elementare, entrambe molto attive, di una clinica medica, in fase di completamento, e di una scuola professionale per la formazione di operatori nel settore alberghiero e di artigiane del ricamo e del cucito, che presto potrà fruire di una nuova sede, più adeguata alle esigenze di spazio e di funzionalità.
Il “mal d’Africa”, di cui Giusto Zaia, veterano ormai di questo genere di imprese, è abbondantemente affetto, ha contagiato irrimediabilmente anche gli altri due partecipanti alla spedizione, che erano invece alla loro prima esperienza di questo genere. Pertanto, c’è da starne sicuri, cercheranno quanto prima di ritornare in Etiopia per rivivere i giorni entusiasmanti di questo interessantissimo viaggio.